Arriva in libreria “Le piace Proust?”

«Quest’ora in cui il sole si fa timido e va a nascondersi dietro gli alberi di Breuil è l’ora in cui tutto si riavvolge, l’ora in cui, volgendo lo sguardo ai caffè di Boulevard Saint-Michel e a quei trentadue giorni occorsi per scrivere Bonjour tristesse, tutto si calma per congedarsi nel tempo che lascerò qui».

Ci siamo quasi: esce il 30 ottobre per 96, rue de-La-Fontaine Le piace Proust? il romanzo biografico, memoir immaginario di Françoise Sagan, che mutua il titolo dal suo quarto romanzo (Le piace Brahms?) e porta in sé il nome della sua più grande fonte d’ispirazione: Marcel Proust, figura tanto importante da indurla a rinunciare al cognome paterno, Quoirez, in favore di quello della principessa Sagan, uno dei personaggi più evanescenti della Recherche. Filo conduttore dell’opera è proprio la memoria, che ricollega costantemente l’autrice al suo maestro putativo e che si fa spesso carnale, sollecitata da un corpo disfatto che rammenta i sussulti della carne giovane: è la sua mano, ancora in grado di imbracciare una penna e «cadere bramosa davanti all’invasione delle parole», a donarle ancora una ragione per continuare a respirare.

A pochi mesi dalla morte e confinata nel suo maniero in Normandia, la scrittrice ripercorre dunque la propria vita sopra le righe – tanto spiata e dibattuta, con suo gran disappunto, forse più della sua opera – e crea un affresco della Francia del dopoguerra, ricordando una dopo l’altra le persone che per lei sono state importanti: gli amici, da Bernard Frank a Jean-Paul Sartre, da Florence Malraux a Jacques Chazote, da Juliette Gréco a Jean Seberg con la sua tragica storia; e poi gli amori, dai due matrimoni (il primo con Guy Schoeller e il secondo con Bob Westhoff) al grandissimo legame con Peggy Roche e a quello, molto discusso, con Ingrid Méchoulam. Infine, una commossa lettera d’addio al figlio Denis Westhoff diviene epitome di tutta l’opera e la personalità di questo charmant petit monstre: un’anima inquieta e gaudente, prolifica quanto eccessiva, che ha vissuto di scrittura e rumore e adesso, stanca di una vita che non può più godere appieno, rivendica i propri meriti letterari agli occhi dell’“ingrata” terra natia, prima di posare per l’ultima volta la penna.

Introduce il testo uno scritto inedito di Pasquale Panella.

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